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Piano Ue, Marchionne: «Con il taglio di CO2 industria dell'auto a rischio»

di Carmine Fotina

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1 Ottobre 2008

La battaglia delle lobby del l'industria automobilistica sul taglio delle emissioni di CO2 è al round finale e l'Italia promette un ultimo sforzo per limitare i danni. Durissima la requisitoria di Sergio Marchionne, a.d. di Fiat, intervenuto ieri all'assemblea annuale dell'Anfia e ricevuto nel pomeriggio a Palazzo Chigi dal sottosegretario Gianni Letta. Gli ambientalisti vigilano perché non si arrivi a soluzioni al ribasso, ma per il manager italo-canadese il testo modificato il 25 settembre dalla Commissione Ambiente dell'Europarlamento rischia di rivelarsi «un bluff»: dall'effetto «ridicolo» in termini di benefici ambientali e dalle conseguenze devastanti sui costruttori di vetture piccole su cui graveranno limiti «più stringenti» (la proposta prevede che il target di Co2 per ogni costruttore dipenda dal peso medio della propria gamma di vetture nuove).La "bolletta" che si prospetta per l'industria europea dell'auto, dice Marchionne, è di 45 miliardi di euro, per ottenere in cambio una riduzione delle emissioni di Co2 dello 0,0015%, «una percentuale ridicola». Le posizioni dell'industria italiana sono state di fatto battute nell'ultimo esame della Commissione Ambiente che ha rovesciato il compromesso (molto più vicino alle posizioni delle case costruttrici) che era uscito dalla Commissione Industria. Il risultato, a questo punto, è praticamente il ritorno al testo originario. Due le opzioni: il documento arriva direttamente all'esame dell'Aula o viene ulteriormente modificato da un accordo in extremis tra i Governi più coinvolti. Ieri, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha preannunciato l'impegno diretto del premier per tentare di riequilibrare il regolamento. Sono passate alcune richieste di Germania e Inghilterra mentre, ad esempio, è stata bocciata la proposta di concedere alle case di lusso con produzione contenuta, ma inglobate in un grande gruppo (è il caso della Ferrari), la possibilità di negoziare target non conteggiati con gli impegni della casamadre. Una proposta di compromesso è stata presentata ieri dalla Francia, presidente Ue di turno, che pensa a qualche concessione in più all'industria.
Il mercato dell'auto annaspa (-13% la previsione per l'Italia nel 2008) e paga il calo di fiducia innescato dalla crisi finanziaria internazionale. Ma all'assemblea dei produttori Marchionne fa solo un rapido cenno alla «solidità» della Fiat che, nonostante la tempesta in corso, conferma tutti gli obiettivi al 2010 e va avanti con le strategie internazionali (già entro l'anno, secondo un membro del board Bmw, Fiat potrebbe siglare un accordo di collaborazione con il gruppo tedesco su componenti e piattaforme per i brand Alfa e Mini). Il resto del discorso è un prolungato atto d'accusa verso una scelta europea «senza senso», con sanzioni che «su Fiat sarebbero di centinaia di milioni di euro ogni anno».
Dalla Cina rimbalza intanto la notizia, riportata da Automotive News, che la Fiat avrebbe venduto alla Guangzhou la piattaforma dell'Alfa 166, l'ammiraglia la cui produzione in Italia è cessata nel 2007.

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